Episode 21: Le vie delle Foto Dodicesima Edizione - Intervista a Furio Finocchiaro
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Furio Finocchiaro: Nato a Trieste troppi anni fa, vivo da molti anni a Udine. Ho iniziato a fotografare da adolescente, stimolato del vedere spesso macchine fotografiche nelle mani dei miei genitori. La mia attività come geologo all’Università di Trieste mi ha portato a privilegiare la fotografia di paesaggio, in Regione, ma anche in posti affascinanti: l’Antartide, la Patagonia, la Nuova Zelanda. Come molti della mia generazione sono passato dalle pellicole al digitale, ma senza mai abbandonare del tutto il piacere di sentire il rumore metallico dell’otturatore. Ho partecipato a pochissimi concorsi fotografici, con buoni risultati. Nel 2017 ho esposto al Centro Didattico Naturalistico di Basovizza immagini sulla geomorfologia del Carso triestino.
Madre e figlia Per chi, come me, non è e non si sente “fotografo” la fotografia è indissolubilmente legata al ricordo di persone e di luoghi nel tentativo di “ottenere la memoria stabile del tempo, che trascorre inesorabilmente, ma che è l’anima della realtà “ (I. Zannier). Umberto Saba scrive: “mi incantò la rima cuore amore / la più antica difficile del mondo” E io sono rimasto incantato dal più semplice dei soggetti: mia moglie con mia figlia. Cerco di catturare momenti di vita, di coglierle nei momenti di gioia, di discussione, di stanchezza attraverso il tempo che modifica il loro aspetto, ma soprattutto la loro relazione. Mi piace fotografare i loro passi nella Natura, in paesaggi diversi, lungo sentieri che portano avanti, lontano. Il “progetto” è iniziato da poco, spero di avere anni per continuarlo. Le immagini che presento sono in bianco-nero: è il modo più semplice di liberarsi dall’illusione di catturare la realtà. Successivamente scannerizzo il negativo, sfruttando i vantaggi del digitale per provare a minimizzare gli errori
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