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Nomine Ue, trattativa in extremis Meloni-von der Leyen per evitare l isolamento dell Italia in Europa

 
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È iniziato intorno alle 16 il Consiglio Europeo. In agenda, oggi, l'Ucraina, il Medio Oriente, la Sicurezza e la difesa e soprattutto il prossimo ciclo istituzionale, compresa la decisione sui top jobs. Il discorso molto duro di Giorgia Meloni davanti al Parlamento farebbe propendere per una bocciatura - magari sottoforma di astensione- al bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. La premier ha contestato sia il metodo che il merito nella scelta dei top jobs europei. L'accusa è che non avrebbero rispettato il verdetto uscito dalle urne del 9 giugno. Nella ricostruzione della Stampa, la strategia di Meloni al Consiglio Europeo di oggi prevede l'astensione al voto su von der Leyen e sull'estone Kaja Kallas, liberale destinata a ricoprire il ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri, e il voto contro l'ex premier portoghese Pedro Costa in corsa alla presidenza del Consiglio Europeo. Nelle procedure di nomina, si adotta la maggioranza qualificata "rafforzata" (almeno il 72% dei membri del Consiglio europeo che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Ue). Sulla carta la maggioranza che si è formata attorno a von der Leyen, al socialista Antonio Costa per il ruolo di presidente del Consiglio europeo e all estone liberale Kaja Kellas come Alto rappresentante per la politica estera avrebbe i numeri in Parlamento, dove le nomine decise dal Consiglio si dovranno misurare tra circa un mese. I tre gruppi che li rappresentano valgono circa 400 voti, sopra quindi il quorum di 361 ovvero della maggioranza assoluta. Il problema però è che questo voto viene espresso segretamente e dunque i franchi tiratori abbondano. Il conto grossolano che si fa in queste ore è che saranno almeno una cinquantina. Al contrario del presidente del Consiglio europeo, che verrà eletto al summit che si sta per aprire a Bruxelles, il sì definitivo per la presidenza della Commissione lo dà il Parlamento. Quindi anche se von der Leyen verrà indicata dal Consiglio europeo tra oggi e domani nuova presidente della Commissione, le probabilità che superi l esame a Strasburgo della plenaria che si terrà il 18 luglio sono tutt altro che favorevoli. Ed è qui che entra in gioco Meloni che con i 24 voti dei deputati di Fratelli d'Italia può offrire a von der Leyen un paracadute per superare l'esame dell'aula di Strasburgo. Ne parliamo con Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles.

Sex and the economy: miliardi a luci rosse (podcast del Sole24Ore)

Il mercato dei sex toys vale 10 miliardi solo negli Stati Uniti. Quello del porno oltre 13 miliardi. Quello della prostituzione 15 miliardi. Questi sono solo alcuni dati dell'industria del sesso, che alimenta un giro d'affari inestimabile. Dentro e fuori i confini della legalità. Nel podcast Sex and the Economy Silvia Martelli, giornalista del Sole 24 Ore, ci porta alla scoperta di un universo composito e variegato. Ogni giovedì esce una nuova puntata ed oggi è uscita la seconda. In totale ne usciranno sei. È un business, vecchio come il mondo, che evolve e si fa sempre più sofisticato e complesso grazie alla tecnologia. Ma chi sono oggi gli imprenditori e le imprenditrici del sesso? I lavoratori e le lavoratrici del sesso? Un'economia in cui esiste una domanda, alimentata da una clientela potenzialmente sterminata, di prodotti e servizi sempre nuovi e personalizzati. E un'offerta, fatta da imprenditori e professionisti del settore che, online o offline, dentro o fuori la legalità, provano a intercettarla. Nel podcast si indaga il funzionamento di settori noti e non, come quello dei sexual retreats, i costosissimi viaggi per ritrovare la propria sessualità. Ma anche il mercato dei sex toys, in continua espansione e sempre più tecnologico. Si parlerà inoltre della discriminazione finanziaria che vivono quotidianamente i sex worker, spesso costretti a tenere i soldi sotto il materasso per evitare problemi con i propri istituti di credito. Si parlerà di aspetti più economici e finanziari dell'industria del sesso, ma anche quelli sociali e prettamente umani. Approfondiamo il tema con Silvia Martelli, Il Sole24Ore

Chip e solare, nuove gigafactory a Novara e a Cernusco

Novara ospiterà la fabbrica di microchip della Silicon Box, start up di Singapore. Si tratta di uno dei più grandi investimenti industriali che si faranno in Italia. Ad anticipare la notizia è Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, regione che ha battuto la concorrenza di Lombardia e Veneto. L'annuncio ufficiale domani mattina al ministero delle Imprese e del made in Italy. Il progetto ha un valore di 3,2 miliardi di spese in conto capitale (Capex), che per il 40%, e cioé per una cifra compresa tra 1,2 e 1,3 miliardi, dovrebbero essere coperti da fondi statali, con un contratto di sviluppo a valere sul Fondo nazionale per la microelettronica. Su quest'ultimo aspetto in particolare sarà l Unione europea a dire l'ultima parola. «Iniziamo il nuovo mandato raccogliendo i frutti del lavoro che abbiamo fatto: l investimento sarà di oltre 3 miliardi e porterà 1.600 posti di lavoro» anticipa il presidente Cirio. Sfumato dunque il dossier Intel, l'Italia va avanti nella ricerca di player industriali capaci di affiancarsi ad un nome storico come StM nel settore industriale dei semiconduttori, uno sforzo che si inserisce nel quadro del Chips Act europeo, finalizzato a dotare l'Europa di una produzione locale di chips. Intanto l'11 giugno a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, Industrie De Nora ha avviato l'11 giugno i lavori per la costruzione della Gigafactory, progettata dall'architetto Memo Colucci e destinata ad essere il più grande polo produttivo di elettrolizzatori sul territorio nazionale, con una capacità che raggiungerà i 2GW equivalenti entro il 2030. Il termine dei lavori è previsto tra la fine del 2025 e i primi mesi del 2026. Approfondiamo il tema con Filomena Greco, Il Sole 24 Ore e Memo Colucci, architetto della gigafactory di Cernusco.

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È iniziato intorno alle 16 il Consiglio Europeo. In agenda, oggi, l'Ucraina, il Medio Oriente, la Sicurezza e la difesa e soprattutto il prossimo ciclo istituzionale, compresa la decisione sui top jobs. Il discorso molto duro di Giorgia Meloni davanti al Parlamento farebbe propendere per una bocciatura - magari sottoforma di astensione- al bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea. La premier ha contestato sia il metodo che il merito nella scelta dei top jobs europei. L'accusa è che non avrebbero rispettato il verdetto uscito dalle urne del 9 giugno. Nella ricostruzione della Stampa, la strategia di Meloni al Consiglio Europeo di oggi prevede l'astensione al voto su von der Leyen e sull'estone Kaja Kallas, liberale destinata a ricoprire il ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri, e il voto contro l'ex premier portoghese Pedro Costa in corsa alla presidenza del Consiglio Europeo. Nelle procedure di nomina, si adotta la maggioranza qualificata "rafforzata" (almeno il 72% dei membri del Consiglio europeo che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Ue). Sulla carta la maggioranza che si è formata attorno a von der Leyen, al socialista Antonio Costa per il ruolo di presidente del Consiglio europeo e all estone liberale Kaja Kellas come Alto rappresentante per la politica estera avrebbe i numeri in Parlamento, dove le nomine decise dal Consiglio si dovranno misurare tra circa un mese. I tre gruppi che li rappresentano valgono circa 400 voti, sopra quindi il quorum di 361 ovvero della maggioranza assoluta. Il problema però è che questo voto viene espresso segretamente e dunque i franchi tiratori abbondano. Il conto grossolano che si fa in queste ore è che saranno almeno una cinquantina. Al contrario del presidente del Consiglio europeo, che verrà eletto al summit che si sta per aprire a Bruxelles, il sì definitivo per la presidenza della Commissione lo dà il Parlamento. Quindi anche se von der Leyen verrà indicata dal Consiglio europeo tra oggi e domani nuova presidente della Commissione, le probabilità che superi l esame a Strasburgo della plenaria che si terrà il 18 luglio sono tutt altro che favorevoli. Ed è qui che entra in gioco Meloni che con i 24 voti dei deputati di Fratelli d'Italia può offrire a von der Leyen un paracadute per superare l'esame dell'aula di Strasburgo. Ne parliamo con Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles.

Sex and the economy: miliardi a luci rosse (podcast del Sole24Ore)

Il mercato dei sex toys vale 10 miliardi solo negli Stati Uniti. Quello del porno oltre 13 miliardi. Quello della prostituzione 15 miliardi. Questi sono solo alcuni dati dell'industria del sesso, che alimenta un giro d'affari inestimabile. Dentro e fuori i confini della legalità. Nel podcast Sex and the Economy Silvia Martelli, giornalista del Sole 24 Ore, ci porta alla scoperta di un universo composito e variegato. Ogni giovedì esce una nuova puntata ed oggi è uscita la seconda. In totale ne usciranno sei. È un business, vecchio come il mondo, che evolve e si fa sempre più sofisticato e complesso grazie alla tecnologia. Ma chi sono oggi gli imprenditori e le imprenditrici del sesso? I lavoratori e le lavoratrici del sesso? Un'economia in cui esiste una domanda, alimentata da una clientela potenzialmente sterminata, di prodotti e servizi sempre nuovi e personalizzati. E un'offerta, fatta da imprenditori e professionisti del settore che, online o offline, dentro o fuori la legalità, provano a intercettarla. Nel podcast si indaga il funzionamento di settori noti e non, come quello dei sexual retreats, i costosissimi viaggi per ritrovare la propria sessualità. Ma anche il mercato dei sex toys, in continua espansione e sempre più tecnologico. Si parlerà inoltre della discriminazione finanziaria che vivono quotidianamente i sex worker, spesso costretti a tenere i soldi sotto il materasso per evitare problemi con i propri istituti di credito. Si parlerà di aspetti più economici e finanziari dell'industria del sesso, ma anche quelli sociali e prettamente umani. Approfondiamo il tema con Silvia Martelli, Il Sole24Ore

Chip e solare, nuove gigafactory a Novara e a Cernusco

Novara ospiterà la fabbrica di microchip della Silicon Box, start up di Singapore. Si tratta di uno dei più grandi investimenti industriali che si faranno in Italia. Ad anticipare la notizia è Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, regione che ha battuto la concorrenza di Lombardia e Veneto. L'annuncio ufficiale domani mattina al ministero delle Imprese e del made in Italy. Il progetto ha un valore di 3,2 miliardi di spese in conto capitale (Capex), che per il 40%, e cioé per una cifra compresa tra 1,2 e 1,3 miliardi, dovrebbero essere coperti da fondi statali, con un contratto di sviluppo a valere sul Fondo nazionale per la microelettronica. Su quest'ultimo aspetto in particolare sarà l Unione europea a dire l'ultima parola. «Iniziamo il nuovo mandato raccogliendo i frutti del lavoro che abbiamo fatto: l investimento sarà di oltre 3 miliardi e porterà 1.600 posti di lavoro» anticipa il presidente Cirio. Sfumato dunque il dossier Intel, l'Italia va avanti nella ricerca di player industriali capaci di affiancarsi ad un nome storico come StM nel settore industriale dei semiconduttori, uno sforzo che si inserisce nel quadro del Chips Act europeo, finalizzato a dotare l'Europa di una produzione locale di chips. Intanto l'11 giugno a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, Industrie De Nora ha avviato l'11 giugno i lavori per la costruzione della Gigafactory, progettata dall'architetto Memo Colucci e destinata ad essere il più grande polo produttivo di elettrolizzatori sul territorio nazionale, con una capacità che raggiungerà i 2GW equivalenti entro il 2030. Il termine dei lavori è previsto tra la fine del 2025 e i primi mesi del 2026. Approfondiamo il tema con Filomena Greco, Il Sole 24 Ore e Memo Colucci, architetto della gigafactory di Cernusco.

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